Andrea Corigliano, fisico dell’atmosfera, definisce la linea di tendenza sul maltempo in arrivo.
Sul profilo Facebook il meteorologo ligure ci mostra come:
Il bello dell’elaborare una linea di tendenza a lungo termine è osservare come la modellistica numerica scopre piano piano le… carte, una ad una.
Andrea Corigliano
Lo fa con una lentezza invidiabile, per cui bisogna armarsi di tanta pazienza nell’aspettare una o due corse successive per vedere se una correzione apportata dai nuovi ricalcoli può o meno essere un valore aggiunto e quindi se quella correzione si può utilizzare per tradurla in un segnale evolutivo attendibile della dinamica atmosferica, a una data distanza temporale. Nell’ultima analisi avevamo appena accennato al fatto che l’ingresso della saccatura nord atlantica – prevista per la seconda parte della prossima settimana – non avrebbe intenzione di evolvere velocemente verso levante e che potrebbe essere alimentata da nuovi impulsi instabili, in arrivo prevalentemente dai quadranti nord-occidentali.
Queste due caratteristiche potrebbero allora aprire le porte a un possibile scenario di blocco, detto a «omega rovesciato» perché quella lettera dell’alfabeto greco che tanto utilizziamo per schematizzare i promontori subtropicali è ruotato e quindi, questa volta, indica la sede di una circolazione ciclonica (figura a sinistra). In altre parole, il cavo d’onda che identifica la saccatura è stretto ai lati da due circolazioni di alta pressione che ne bloccano l’evoluzione e in tal modo inducono la dinamica atmosferica a seguire grosso modo la stessa strada per veicolare gli impulsi instabili che andrebbero così a cadere all’interno di quella sorta di buca ciclonica, proprio come una biglia cade dentro una cunetta.
Sul finire dell’inverno meteorologico potrebbero quindi nascere e svilupparsi condizioni favorevoli ad avere una sequenza instabile e/o perturbata sul nostro bacino del Mediterraneo centro-occidentale. In questo settore lo scambio meridiano dei flussi – con l’aria calda diretta verso nord (frecce rosse) e quella fredda sulla corsia opposta (frecce blu) – dovrebbe così assicurare quel dinamismo necessario per alimentare le circolazioni cicloniche secondarie e le annesse perturbazioni (figura a destra). Non credo in irruzioni fredde degne di nota perché il segnale dominante pare essere orientato verso un quadro termico oscillante intorno alle medie climatologiche di fine febbraio e quindi di fine inverno meteorologico. Ci accontentiamo, basta portare a casa precipitazioni in forma liquida in pianura e solida in montagna per alimentare le riserve idriche in vista della futura stagione estiva.
Nel limite del possibile, nei prossimi giorni entreremo sempre più nei dettagli e inizieremo a raccontare questo nuovo capitolo del tempo di un inverno praticamente mai nato che proverà a strapparci un sorriso prima di andarsene.
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