Pubblicato su Nimbus.it il lavoro svolto sulla grossa frana del 16 dicembre 2015.
Crollo punta tre Amici. Copiamo e pubblichiamo le considerazioni finali e vi rimandiamo alla completa lettura alla fonte:
http://www.nimbus.it/ghiacciai/2016/160119_CrolloTreAmici.htm
Considerazioni finali crollo punta tre Amici.
Il versante della Punta Tre Amici che si affaccia sul Lago delle Locce denota da alcuni anni una manifesta instabilità naturale. Lo testimoniano sia gli importanti crolli del settembre 2010 e del dicembre 2015, sia le colate detritiche che, nel periodo estivo, prendono in carico il detrito di frana presente nei canaloni rocciosi e sul ghiacciaio, espandendosi alla base del versante prevalentemente in direzione del Lago delle Locce.
Al momento, in assenza di un accurato controllo visivo ravvicinato, non è possibile stabilire con precisione:
1) la reale estensione dell’area in frana e quindi i volumi rocciosi effettivamente coinvolti;
2) lo spessore dell’accumulo;
3) l’assetto geo-strutturale e lo stato di fratturazione dell’ammasso roccioso in prossimità della nicchia di distacco;
4) l’eventuale presenza di fessure perimetrali di neoformazione e di ghiaccio interstiziale.
Con riferimento all’andamento delle temperature nelle settimane precedenti l’evento (Fig. 21), si può avanzare l’ipotesi che la causa di questo tipo di fenomeni sia da ricercare non tanto direttamente nei tepori eccezionali che nel complesso hanno caratterizzato il periodo, quanto nel temporaneo ma considerevole abbassamento della quota dell’isoterma 0 °C registrato nell’ultima decade di novembre.
Il conseguente congelamento potrebbe aver temporaneamente sigillato in prossimità della superficie le vie di deflusso dell’acqua circolante entro il reticolo di fratture che scompongono l’ammasso roccioso, provocando l’aumento delle pressioni interstiziali all’interno dell’ammasso stesso e causandone la destabilizzazione. Tale meccanismo è stato invocato in più occasioni per spiegare il verificarsi di fenomeni di crollo in altri settori della catena alpina occidentale all’inizio della stagione invernale (Mont Crammont, 24 dicembre 2008; Brenva, 18 gennaio 1997).
Con il ritorno della stagione primaverile e del disgelo, valanghe, acque di fusione nivo-glaciale e piogge potrebbero mobilizzare il materiale di frana presente sul versante roccioso. In tal caso colate detritiche potrebbero raggiungere il Ghiacciaio delle Locce e le sponde del lago omonimo, né si possono escludere altri crolli rocciosi.
Il crollo punta tre Amici del dicembre 2015 non rappresenta un fenomeno straordinario per l’ambiente in cui si è sviluppato. Gli ambienti glacializzati e in via di deglaciazione si sono infatti dimostrati in questi ultimi anni particolarmente vulnerabili alle modificazioni climatiche e ambientali in atto per effetto del riscaldamento globale.
Il bacino glaciale del Belvedere, in particolare, è stato teatro negli ultimi 10-15 anni di unaconsiderevole sequenza di episodi d’instabilità di varia natura (rotte glaciali, valanghe di ghiaccio e di roccia, collassi di morene, colate detritiche) che, tutti, hanno trovato condizioni predisponenti nei rapidi cambiamenti avvenuti a carico della criosfera (neve, ghiacciai e permafrost), con particolare intensità a partire dagli Anni 1990 (Mortara & Tamburini, 2009).
Considerando il trend in atto a scala globale, fenomeni d’instabilità come quello qui analizzato potrebbero riproporsi nello stesso settore o in altre parti dell’ampia testata della Valle Anzasca ed è pertanto opportuno mantenere un elevato grado di attenzionesull’area, al fine di consentire una frequentazione in ragionevoli condizioni di sicurezza di uno dei più affascinanti ambienti delle Alpi.