I fusti, insieme ad altri rifiuti, sono stati sversati in un periodo che va dagli anni trenta agli anni settanta, quando l’area veniva usata come vera e propria discarica.
È una scoperta scioccante quella realizzata da un gruppo di studiosi dell’Università di Los Angeles e San Diego che hanno individuato centinaia di fusti con scorie industriali, forse DDT, lasciati sul fondale oceanico nei decenni scorsi ad una profondità di oltre 900 metri. Per gli esperti marini sarebbero oltre 25.000 i fusti scaricati a pochi chilometri dalla costa della California, e a poca distanza dall’isola di Santa Catalina.
Gli esperti hanno analizzato oltre di 145 chilometri quadrati di fondali marini tra le isola di Santa Catalina e la baia di Los Angeles. Una zona già indicata come notevolmente inquinata, per la presenza di alte concentrazioni di sostanze tossiche nell’ecosistema. Ora arriva la conferma che le acque di Los Angeles siano state usate come una vera e propria discarica di prodotti industriali per anni, già dagli anni Trenta e fino al 1972, anno nel quale è stato sottoscritto l’Ocean Dumping Act, documento che proibiva l’inquinamento oceanico con sostanze pericolose per l’ambiente e l’uomo
Attraverso dei droni sottomarini, gli esperti hanno usato la tecnologia sonar per riprendere le immagini ad alta risoluzione dei fusti collocati a circa 900 metri di profondità. Il numero di fusti rilevato è davvero impressionante. Ma oltre ai fusti gli esperti hanno scoperto una vasta zona usata come discarica di rottami. Lo studio ha consentito di realizzare una mappatura di settecento fusti presenti in una zona a circa 20 chilometri da Los Angeles e 12 da Santa Catalina, ma solo ulteriori indagini potranno confermare la presenza di DDT. Le ricadute dell’esposizione prolungata di tali sostanze sull’ecosistema del mare e sulla salute dell’uomo risultano ancora ignote.
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