Origine e storia della meteorologia: dagli arbori fino a oggi
Nell’antichità
La parola “meteorologia” fu coniata dai saggi dell’antica Grecia. Il primo tratto su questa scienza porta il nome “Meteorologica” da un testo scritto da Aristotale nel 350 a.C. che raccoglie alcuni studi su quella che il filosofo chiamava “…le cose sollevate da terra”, di cui più della metà inerenti proprio alla atmosferici.
Anche la storia più antica è ricca di riferimenti a questi fenomeni,, ma molto spesso l’evoluzione del tempo meteorologico era erroneamente accostata all’osservazione degli astri celesti.
Si narra inoltre che gli egiziani studiassero il moto delle stelle per prevedere le alluvioni e i periodi di siccità. sempre all’Egitto può essere fatta risalire, se cosi vogliamo chiamarla, la più antica “previsione del tempo” e ne da testimonianza la bibbia nel momento in cui, nel libro della Genesi, descrisse intento a interpretare i sogni del faraone prevedendo le famose sette piaghe, tra cui compaiono la grandine e la siccità.
Noè, sempre nell’Antico Testamento,, “prevede” il diluvio universale, di cui si trova riscontro anche nelle traduzioni di alcune tavolette trovate nel palazzo di Assurbanipal a Nivine (una tra le pià famose città antiche situata sulla riva sinistra del fiume Tigri, a nord della Mesopotamia) e decifrate nel lonano 1872.
Il resto narra pressapoco cosi: “…dopo che per sette giorni e sette nottiil Diluvio ebbe spazzato la terra e l’enorme barca fu sballottata dalla tempesta sulle acque, Utu (il Dio del Sole) comparve.
E’ questo uno dei tanti esempi documentati che dimostra come nell’antichità l’atmosfera fosse divinizzata a tal punto che quasi tutte le civiltà primitive tributavano sacrifici e offerte agli dei affinchè fossero benevoli. In Mesopotamia per esempio Marduk era considerato il dio della pioggia, mentre in Scandinavia l’arrivo dei temporali era voluto dal dio Thor.
Lasciando da parte il senso di riverenza nei confronti di divinità a cui venivano date sembianze umane e che erano volute per dare un volto ai fenomeni atmosferici (da questo atteggiamento la di venerazione è evidente come in epoche cosi remote la conoscenza scientifica in questo settore si trovasse ancora molto lontana persino dal proprio stato embrionale), è però interessante far notare come le civiltà più antiche dimostrassero , a modo loro, rispetto per un “qualcosa” che ritenessero essere talmente grande da essere collocato all’interno della sfera divina.
Oggi questo “qualcosa” si chiama Natura e se da un lato i progressi fatti dalla fisica hanno permesso di studiare i fenomeno meteorologici e quindi di cercare nella scienza, e non nella religione, le spiegazioni della loro esistenza, dall’altro lato l’intelligenza umana non capisce (o forse bisognerebbe dire che non vuole comprender) che questa Natura deve essere rispettata e salvaguardata per il mantenimento delle condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo e al mantenimento della vita sul nostro pianeta.
Nel Rinascimento
Bisognerà aspettare il Rinascimento, cioè il poeriodo storico compre tra la seconda metà del XIV secolo e tutti il XVI secolo, per trovare lo sviluppo del primo pensiero scientifico inerente allo studio dell’atmosfera, grazie anche all’invenzione dei primi strumenti meteorologici.
L’inizio del XV secolo fu infatti contraddistinto da numerose conquiste scientifiche: la teoria dell’astronomo polacco Niccolò Copernico ( 1473-1543) che sosteneva che la terra ruotasse su se stessa intorno a un sole stazionario, permise per esempio di fornire la prima spiegazione soddisfacente dell’alternarsi del giorno della notte e dell’avvicendamento della stagioni.
Ma i primi passi verso una meteorologia che può considerarsi l’antenata di quella odierna furono compiuti nel secolo successivo grazie a Galileo Galilei (1564-1642), scienziato pisano noto per aver iniziato ad applicare il cosi detto metodo sperimentale allo studio dei processi naturali (fig 1.1).
Accoppiando l’osservazione all’indagine sperimentale, si considerava spiegare i perchè dei fenomeni, provando a riprodurli in condizioni accessibili, controllabili e misurabili: dal momento che tale metodo rappresenta la pietra miliare che ha contribuito anche allo sviluppo della meteorologia moderna, vale la pena di approfondire e spiegare brevemente di che cosa si tratta.
Figura 1.1 Galileo Galilei (Pisa 15 febbraio 1564-Arceri, 8 gennaio 1642) è considerato il padre della scienza moderna: a lui il merito di aver applicato razionalmente, per la prima volta, il metodo sperimentale.
Prosegui la lettura acquistando la collana di Andrea Corigliano, Meteorologia vol 2 Gli elementi meteorologici principali : https://amzn.to/34bwPk5